Si chiama Oasi ed oasi è, il complesso architettonico annidato nel labirinto di vicoli e piazzuole che a Monza circondano il Lambro nei pressi del ponticello di San Gerardino.
Nel XII secolo un agiato benefattore, Gerardo dei Tintori, rinunciò alle ricchezze per trasformare il suo patrimonio immobiliare in ospedale dei poveri; in cambio, la Chiesa lo accolse nella schiera dei santi. L’Oasi di oggi non è più un ospedale ma un polo residenziale per anziani, aggraziato da un elegante loggiato settecentesco. Ma né la sua origine né l’attuale funzione devono far pensare a qualcosa di malinconico. Il grande cortile, e una parte degli spazi che vi si affacciano, sono spesso teatro di party, concerti e giochi pubblici e privati.
Per la prima domenica d’estate, ribattezzata “Summertime” dai volontari dell’associazione Don Giulio Farina e festeggiata all’Oasi in modo alquanto insolito, il cielo ha sospeso i suoi capricci feriali concedendo un sole collaborativo.
Nel tardo pomeriggio, chi passeggiava nei pressi – con gli amici, la famiglia o il cane – è stato attratto e risucchiato nel cortile da suoni intriganti e scene d’altri tempi, con indossatrici in costumi d’epoca e gran movimento di autoveicoli da collezione. Si è capito al volo che era in corso una festa aperta a tutti e che doveva trattarsi di una festa speciale, perché alcune delle protagoniste sfoggiavano, senza capelli e senza parrucche, una bellezza maestosa e dolcissima, indifferente sia all’età che alla chemioterapia. La festa, del resto, era dedicata a La forza e il sorriso, progetto di laboratori di makeup dedicati alle donne in terapia antitumorale.
«La nostalgia non è più quella di una volta», ha scritto l’umorista americano Peter De Vries. La nostalgia respirata a Summertime, in effetti, non aveva nulla di nostalgico: citava il passato, dalle canzoni alla Citroën 2CV, dalla Vespa agli abiti da cerimonia rétro, ma lo faceva con spirito, con ironia, con divertimento. E con un sottofondo intimistico di jazz senza età, affidato alle brillanti energie di un giovane trio (Marco Confalonieri, Vito Zeno e Andrea Quattrini rispettivamente al pianoforte, al contrabbasso e alla batteria) e di un vocalist non più giovane, Felice Montrasio, uno degli ultimi umani a ricordare la versione integrale di Night and day e Les feuilles mortes.
Il memory show, cominciato con le note di Gershwin, è continuato con un défilé di abiti da sposa indossati da real people, come si chiamano nel mondo del cinema gli interpreti non professionisti. La moda dagli anni della “dolce vita” al millennio corrente, rivista senza retorica e senza quella severità, scontrosa e talvolta anoressica, tipica delle sfilate ufficiali. Piaceva anche agli uomini e persino ai più giovani quel colpo inatteso di teatro, a giudicare dalla foresta di smartphone inalberati a fotografare o filmare la promenade e certi ingressi da Vacanze romane a bordo di Vespa – una delle quali munita di sidecar.
Allegria, spettacolo e beneficenza. Sul volontariato fioriscono frasi e testimonianze commoventi fino alle lacrime, ma quelli che lo praticano sul serio sono i più fervidi e concreti ottimisti che possiate trovare in giro. Gente che non ha né tempo né voglia di sacralizzarsi, e che s’impegna in un progetto piccolo piccolo – salvare il mondo – facendo quello che sa e quello che può. Manifestando, a volte, le più impensate virtù creative. La regia di Summertime era quasi tutta “farina” del sacco di un gruppo di cittadine estroverse e inarrestabili – una Stefania, un’Antonella, una Giusy, una Silvia e non so quante altre, – determinate a raccogliere, restaurare e stirare monumenti di tulle, satin, organza e chiffon; a improvvisarsi sceneggiatrici e scenografe, animatrici di lotteria, specialiste di cucina e di catering, di cerimoniale e microfono.
La festa del 21 giugno non resterà di certo negli annali della storia come il festival di Woodstock o la marcia Perugia-Assisi. Ma la pace si esprime anche o soprattutto così: con piccoli raduni senza pretese, autoprodotti, dove bastano un’idea, un bicchiere di vino e della buona musica a risollevarti il morale.
P.B.