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Inno alla Vita

Un “Inno alla Vita” al San Gerardo, l’opera tricolore dell’artista Roberto Spadea per tutti i sanitari

(estratto da: mbnews.it 2020/05 –  Beatrice Elerdini )

Alle ore 13.00 del 4 maggio, 2020, primo giorno della Fase 2 dell’epidemia di Coronavirus, al San Gerardo di Monza, è stata posizionata un’opera d’arte realizzata dall’artista, Roberto Spadea.
Intitolata “Inno alla vita”, si compone di tre camici, bianco, rosso e verde, dedicati a tutti i sanitari protagonisti di questa pandemia di carattere epocale: medici, infermieri, fisioterapisti e OSS, un omaggio a una squadra che ha saputo salvare la vita a centinaia di persone, accogliendone molte anche da altre province.

L’opera è stata inaugurata in presenza di tutta l‘Unità di Crisi, ovvero il team che sin dal primo giorno dell’emergenza sanitaria ha lavorato quotidianamente, fianco a fianco, con il Direttore Generale della ASST Monza, Mario Alparone, e la Direzione Strategica.

 “L’inno alla vita” dedicato agli “Angeli in corsia”

L’opera è stata posizionata al piano -1S della Palazzina Accoglienza, davanti all’Auditorium “Enrico Maria Pogliani”. L”Inno alla vita” si compone di tre camici colorati con le cromie della bandiera italiana, abbracciati tra loro “in eterno”, grazie al trattamento con la resina.
“Quest’opera – spiega Spadea – nasce dalla profonda commozione suscitata dalle immagini continuamente proposte dai media riguardo la terribile pandemia della quale il mondo intero è vittima. Il sovraffollamento degli ospedali, presi d’assalto da centinaia di nuovi malati, ha rimesso in evidenza il ruolo fondamentale di medici ed infermieri, importante ogni giorno ma mai come in questo periodo. Schierati in prima linea, i professionisti del reparto sanitario combattono un nemico invisibile, per molti, purtroppo risultato anche letale”.
“Il camice bianco, da sempre simbolo per eccellenza della professionalità medica è diventato oggi l’unica barriera per conservare la nostra fragile sopravvivenza. Ed è proprio il camice che in questa opera si tinge di tricolore per esaltare l’unità di un popolo che, in momenti difficili come questo, sa trovare la forza, l’unità ed il coraggio per mettere al primo posto il bene comune”, conclude l’artista monzese.

“Un’opera che incarna il nostro spirito di fratellanza”

“Quest’opera incarna molto bene lo spirito di fratellanza e la determinazione che ci ha consentito di far fronte a questa calamità”, sottolinea entusiasta il Direttore Generale, Mario Alparone. “Quando il dottor Orazio Ferro mi ha anticipato la possibilità che il suo autore volesse esporla da noi, ho subito colto l’opportunità per la capacità evocativa che trasmette. Un abbraccio che ci ha tenuto insieme e che spero torneremo anche a scambiare fisicamente presto”.

Nell’occasione, il direttore generale, Mario Alparone, ha raccontato i numeri impressionanti gestiti nei 60 giorni centrali dell’emergenza sanitaria. “Sono numeri che rimarranno nella memoria e che si racchiudono simbolicamente in questi tre camici tricolore, stretti in un abbraccio, forte e saldo, come quello che ha visto uniti medici e infermieri, nella battaglia contro un feroce nemico invisibile.”

“Quello che abbiamo affrontato insieme nel corso di questa emergenza sanitaria epocale è ben rappresentato da quest’opera dell’artista Spadea, un abbraccio simbolico, che tanto ricorda quello in cui la nostra unità di crisi è rimasta legata per oltre 60 giorni. Ho creato da subito questo team, per poter affrontare al massimo delle nostre potenzialità una situazione che nei momenti di picco ha visto ricoverati 600 pazienti tutti insieme (470 a Monza, 130 a Desio), andando a occupare l’80% dei posti letto a nostra disposizione. Non abbiamo lasciato fuori nessuno, abbiamo accolto anche 340 persone provenienti da fuori provincia, che non avevano trovato accoglienza né a Bergamo, né a Brescia e neanche a Milano. In totale abbiamo gestito oltre 1500 pazienti, con oltre 100 posti in terapia intensiva, 40 dei quali creati in sole due settimane. Credo di poter dire che siamo stati l’ospedale con più posti in terapia intensiva di tutta la regione Lombardia, nonché il secondo, dopo Brescia, come numero di ricoverati”.
Un autentico tsunami che ha costretto il direttore Alparone e la sua unità di crisi a riunirsi ogni giorno, talvolta anche due volte, per 60 giorni, sabato e domenica compresi.

Dal primo di aprile un principio di “tregua”

“Dal primo di aprile, la situazione ha iniziato a distendersi, se pur moderatamente. Attualmente stiamo gestendo 205 pazienti ricoverati, di cui 180 sono a Monza e 20 a Desio. Si sta avviando un processo di normalizzazione: stanno infatti ripartendo anche le attività ambulatoriali e chirurgiche, che per forza di cose erano state temporaneamente accantonate durante l’emergenza. Ci tengo a sottolineare che stiamo ripartendo, ma voglio che tutto avvenga nella più assoluta sicurezza. Non c’è urgenza di ripartire se non possono essere assicurate le condizioni di sicurezza ottimali per i nostri pazienti e per i nostri sanitari. Proprio in quest’ottica noi abbiamo sottoposto ai famosi test sierologici tutta una serie di dipendenti asintomatici, circa 1500, ben prima che iniziassero a essere effettuati a tappeto sul territorio”.

“La parola chiave per la Fase 2 è sicurezza, che passa ad esempio dalla creazione di corridoi di ingresso separati per i pazienti che devono accedere all’ospedale per effettuare diverse tipologie di prestazioni. Non solo, da questa mattina, abbiamo iniziato a sottoporre un questionario a tutti gli utenti che si sono presentati al San Gerardo, per poter valutare, al di là della prova della temperatura corporea, quali fossero le loro condizioni di salute, e quindi individuare eventuali casi sospetti”.